Asana

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Le posture del corpo (asana) sono principalmente destinate a riportare il corpo ad una coerenza funzionale e, se sono tenute abbastanza a lungo, hanno un effetto benefico anche a livello psicologico e spirituale. La loro azione interviene essenzialmente sui seguenti ambiti:

  • Dissolvere tensioni e resistenze: nel quotidiano il corpo si muove spontaneamente in direzione del senso di agio e per questo molte tensioni e resistenze rimangono inosservate. Siamo avversi a certi movimenti, a certe posizioni, perché mettono direttamente in luce le nostre difficoltà, evidenziando aree che percepiamo come impenetrabili, dure e inospitali. Si tratta quindi di mantenere la sensazione di globalità, lasciando che il respiro si dispieghi nel vuoto del corpo, senza prestare attenzione a queste zone accidentali che gradualmente si rilasseranno e si dissolveranno.
  • Raddrizzare e rilasciare la colonna vertebrale: l’accumulo di reazioni di ogni tipo – difese, resistenze, stress, condizionamenti, stanchezza – crea sovente restrizioni nel dorso, trasformando l’insieme della colonna vertebrale in un blocco rigido. In particolare il passaggio della corrente energetica verticale è spesso ostacolato in tre punti del dorso: all’altezza della quarta e quinta vertebra lombare; tra le due scapole; all’altezza della settima vertebra cervicale.
  • Risvegliare e armonizzare gli strati profondi del nostro corpo: è normale, all’inizio della pratica dello yoga, non essere in grado di assumere determinate posizioni. Volerlo fare in ogni caso significa sottoporsi ad inutili rischi ed accumulare nuove tensioni. Meglio optare per una via graduale e delicata, entrando nella postura attraverso la sensazione prima di lasciar intervenire il corpo fisico.

“Il nostro corpo è un bellissimo strumento musicale, come uno Stradivari, ma deve essere accordato. Noi siamo il sintonizzatore. Per poter accordare questo strumento così sensibile, così segreto, é necessaria una metamorfosi totale di se stessi, e questo si può fare solo quando diventiamo uno con il nostro strumento, con il nostro corpo. Bisogna essere molto sensibili per poter accordare il nostro corpo. Dobbiamo trovare il timbro, la giusta qualità dell’accordo, perché il timbro non è solo vibrazione, è più di una vibrazione.

Un timbro contiene tutti gli altri timbri. Un accordo contiene tutti gli altri accordi.

Il nostro deve essere un ascolto bipolare, un ascolto interiore che si accordi all’interno e all’esterno. Dobbiamo ascoltare ciò che sta accadendo all’interno del corpo e ciò che proviene dal cosiddetto esterno. A dire il vero, non vi é né interno, né esterno.

Questo bellissimo strumento deve essere sentito. Sentendolo otterremo l’ accordo giusto. Questo richiede un’arte molto elevata dell’ascolto. Tutta la nostra struttura muscolare deve essere mantenuta in accordo, sia nell’azione che nell’assenza di attività. […]

È straordinario scoprirsi all’ascolto. Ma prima c’è l’ascolto di un oggetto, in seguito l’ascolto di se stessi. Quando l’ascolto è il Silenzio, il nostro strumento musicale, il nostro corpo, è totalmente penetrato da questo ascolto senza oggetto. Allora nasce qualcosa che si trova al di là dell’essere umano.

Voi non siete il corpo, né i sensi né la mente. Vivete veramente nell’assenza di ciò che non siete .. e questa realtà sarà lo sfondo della vostra vita. Vivete nell’assenza di voi stessi. In assenza di voi stessi vi é presenza. Dovremmo cogliere ogni occasione per ascoltare noi stessi senza dirigere, senza cambiare, senza cercare qualcosa di nuovo. Quando ascoltiamo noi stessi e manteniamo l’ascolto, c’è una trasformazione, vi é una sorta di metamorfosi.

Questo ascolto senza direzione non si fissa sulla fronte, né sul cuore e neppure sulla regione addominale.

In realtà é un uccellino che vola dappertutto. Osservate quando atterra, nel momento in cui vi rendete conto che lo state fissando, in questa presa di coscienza apparirà un vuoto e questo diventerà l’apertura.

Non mettete l’uccellino in gabbia. Aprite tutte le porte. (Jean Klein : The Book of Listening)