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Vijñāna Bhairava – Dhāranā 17 – Śloka 40 

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La diciassettesima delle 112 tecniche che ci propone il Vijñāna Bhairava (per una introduzione al testo leggi qui) consiste nell’assorbimento in un suono ricorrente (vocale parlata o cantata, nota musicale) fino a percepirlo come emergente dal e dissolvente nel grande Silenzio. Il testo invita alla realizzazione esperienziale (non concettuale) che il fonema sorge dalla consapevolezza silenziosa pura e vi si dissolve.

yasya kasyāpi varṇasya pūrvāntāv anubhāvayet |
śūnyayā śūnya-bhūto ‘sau śūnyākāraḥ pumān bhavet || 40 ||

Ecco alcune traduzioni e relativi commenti.

40. Meditando sul momento iniziale e finale di qualsiasi fonema, questo, grazie alla vuota Potenza, diventa vuoto: chi medita si identifica così con il vuoto.

Vijnanabhairava. La conoscenza del tremendo – A. Sironi (Curatore) Adelphi, 1989
Commentato come segue:
Nella traduzione ho riferito śūnya-bhūto ‘sau, “diventa vuoto”, a varṇa, “fonema”. Tutta l’espressione può tuttavia riferirsi anche a colui che medita.

40. Si dovrebbe meditare sull’inizio e sulla fine (della pronuncia) di qualsiasi lettera (o mantra). Diventando vuoto grazie al potere del vuoto, si raggiungerà lo stato di puro Vuoto.

Vijnana Bhairava: The Practice of Centring Awareness – Swami, Lakshman Joo – Indica Books, 2003
Commentato come segue: All’inizio della recitazione di qualsiasi mantra, om o sauh o qualsiasi mantra che si trovi nel nostro pensiero, nel Śaivismo – quando stai per recitare, non stai ancora recitando, stai per recitare, lì, in quel punto, quello è pūrvāntauPūrvakāle antakāle ca, all’inizio e alla fine devi anubhāvayet; contemplare su quel nulla. All’inizio della pronuncia di qualsiasi mantra, cosa c’è? Nulla. C’è solo una certa forza, c’è una certa energia. Quella è icchā-prasāra.
Il mantra non deve essere recitato, pensa solo che lo reciterai, trattieni quell’energia di recitare il mantra; proprio come quando stai per mangiare qualcosa e io ti blocco improvvisamente la bocca, non ti lascerò mangiare questo. Lì devi concentrarti, non mentre mangi o reciti.
E facendo questo, śūnyayā, mantenendo la consapevolezza sul vuoto, questa persona che recita, che esegue questo processo, asau: quella persona diventa bhavet śūnyākāraḥ: il suo svarūpa, la sua forma diventa l’incarnazione della vacuità e quello è il Signore Śiva. Quello è lo stato del Signore Śiva. Quello è viśvottīrṇa avasthā [lo stato trascendentale]. Questo è śāmbhavopāya. Questa śūnyatā è il nulla.
Śūnyayā śaktyā pūrvāntau anubhāvayet; ho già spiegato che tutti questi processi sono basati su Śakti. Questi processi non sono basati su Śiva, nemmeno in śāmbhavopāyaŚaivīmukhamihocyate [l’Energia di Śiva è l’accesso a Śiva].

40. Il yogī dovrebbe contemplare la condizione che precede qualsiasi lettera prima della sua pronuncia e la sua condizione finale dopo la sua pronuncia come mero vuoto. Egli allora, con l’aiuto del potere del vuoto¹, diventerà della natura e forma del vuoto².

Vijnanabhairava or Divine Consciousness: A Treasury of 112 Types of Yoga – Jaideva Singh
Annotato come segue:
1. Il potere del vuoto è il potere di paraśakti.
2. Della natura e forma del vuoto significa che il yogī diventerà completamente libero dall’identificazione con il prāṇa, il corpo, ecc. come il Sé.
Questo è śaktopāya che culmina in śāmbhava upāya.

40. Una persona che coltiva l’esperienza dell’inizio e della fine di qualsiasi sillaba o suono, diventa apertura spaziosa (śūnya) per mezzo della Dea-vuoto (śūnyā), la sua stessa forma [nient’altro che] spaziosità.

Christopher D. Wallis

Una volta sintonizzati con questa profonda presenza silenziosa, si nota che il silenzio non viene mai interrotto o disturbato minimamente dal suono. Questo silenzio profondo, il silenzio dell’assoluto, è disponibile nella propria consapevolezza in qualsiasi momento.

Questo insegnamento è insolito, poiché solitamente śūnya è equiparato a Śiva e l’energia a Śakti. Nel verso invece appare śūnyayā (termine femminile), “per mezzo di quel Vuoto femminile”, suggerendo che la spaziosità silenziosa a cui sintonizzarsi è la Dea nella sua forma quiescente. Nei testi incentrati sulla Dea, Śiva può scomparire completamente dallo schema, e vuoto ed energia, o vacuità e forma, sono rappresentati da due aspetti della Dea. In questi casi, l’aspetto vuoto è spesso identificato con Kālī.

Pratica:

  • Ripeti qualsiasi suono, come una vocale (es. Aaaaa), una consonante o una nota musicale
  • Presta particolare attenzione all’inizio e alla fine del suono
  • Nota come il suono sembri emergere dal silenzio e fondersi nuovamente nel silenzio
  • Poco a poco, presta più attenzione al silenzio che al suono
  • Diventa il silenzio

Osserva come cambia la tua percezione del silenzio con la pratica costante e porta questa consapevolezza del silenzio sottostante anche nelle attività quotidiane.

Nota: Le citazioni, eccetto quella di Sironi, sono state tradotte in italiano dalla sottoscritta a partire dall’originale in inglese.

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