Percussioni

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La percussione è tutta aperture. Non solo è illimitata. E infinita. Non ha niente a che fare con gli archi, coi legni o con gli ottoni (sto pensando agli strumenti delle orchestre), anche se questi strumenti, quando volano via da quella stia per polli che è l’armonia, due o tre cose le potrebbero imparare, dalla percussione. Quando non si ascolta per « ascoltare musica » è in modo percussivo che si sentono, l’uno dopo l’altro i suoni reali. (…)

Archi, legni, ottoni la sanno troppo lunga sulla musica mentre sanno troppo poco del suono. Per studiare il rumore bisogna andare alla scuola della percussione. Lì si scopre cos’è il silenzio: un mezzo per mutare il pensiero. Lì si scoprono nuove forme di tempo, mai praticate (…). Lo spirito percussivo apre ogni cosa, anche quello che prima era, come si dice, ermeticamente chiuso. 

(…) Potrei dire per esempio che due strumenti a percussione della stessa famiglia non sono simili fra loro più di quanto lo siano due individui che si trovano ad avere per caso nomi uguali, ma non voglio sprecare il tempo dei lettori (…).

John Cage, New York City, agosto 1989. 

Ecco dunque che la lista degli oggetti sonori da percuotere si fa pressoché infinita. Basta lasciarsi ispirare dall’ambiente, da ciò che ci circonda, ed ecco che legni, pelli, metalli, vetri, terrecotte, pietre, carte, ossa, conchiglie, semi, iniziano, con le voci più insospettate, a raccontarci le loro stravaganti ed inattese storie.