Che tu stia affrontando la sfida di una mente irrequieta, che salta continuamente da un pensiero all’altro, o che tu sia alla ricerca di una pratica meditativa breve e accessibile da integrare nella tua routine quotidiana, l’undicesima delle 112 tecniche che ci propone il Vijñāna Bhairava (per una introduzione al testo leggi qui), potrebbe essere la risposta ideale. La sua semplicità la rende particolarmente adatta sia per calmare una mente agitata che per creare momenti di presenza consapevole durante la giornata, indipendentemente da dove ti trovi.
Portare la consapevolezza all’interno del cranio non solo richiama la nostra mortalità, ma invita anche a riconoscere il potenziale per una connessione diretta con l’Assoluto. Attraverso stabilità, rilassamento e attenzione focalizzata, questa tecnica può condurre verso la realizzazione del lakṣya uttama, l’obiettivo supremo.
Ecco alcune traduzioni e relativi commenti.
Commentato come segue:34. Proiettata la mente dentro il cranio, stando immobile con gli occhi chiusi, grazie a un’intensa applicazione mentale si discerne gradualmente la meta suprema.
Vijnanabhairava. La conoscenza del tremendo – A. Sironi (Curatore) Adelphi, 1989
La parola kapāla, cranio, viene artificiosamente spiegata da Śivopādhyāya come formata da ka, «potenza», e da pālaka, «protettore», cioè Śiva. Lo yogin in questo senso deve proiettare la mente sull’unione di Śiva con la sua potenza (rappresentata visivamente dal cranio), essenziati rispettivamente di luce e pensiero.
Commentato come segue: […] Devi mantenere la tua mente […] nel vuoto del cranio, ma devi vedere che c’è fuoco che splende tutto intorno, nel tuo34. Fissando la mente nello spazio interiore del cranio e rimanendo seduti immobili con gli occhi chiusi, gradualmente, attraverso la stabilità della mente, si raggiunge la meta suprema.
Vijnana Bhairava: The Practice of Centring Awareness – Swami, Lakshman Joo – Indica Books, 2003
cranio. Questo non è un atto immaginativo, ma una percezione diretta del fuoco di cit, la Kundalini ascendente (ūrdhva-kundalinī), che rappresenta il cit-prakāśa, la luce della coscienza pura.
Annotato come segue:34. Fissando l’attenzione sull’interno¹ del cranio (kapāla) e sedendo con gli occhi chiusi², con la stabilità della mente³, si discerne gradualmente ciò che è più eminentemente discernibile⁴.
Vijnanabhairava or Divine Consciousness: A Treasury of 112 Types of Yoga – Jaideva Singh
1. Sull’interno significa sulla Luce che è sempre presente all’interno.
2. Con gli occhi chiusi significa distaccato dal mondo esterno e completamente introverso.
3. La mente è, all’inizio, molto volubile, ma con la pratica costante, acquisisce stabilità e quindi ci si può concentrare con fermezza.
4. Questo significa che si diventa consapevoli della più alta Realtà spirituale.
Questa dhāraṇā rientra nello Śaktopāya.
Rimanendo con gli occhi chiusi, fissa l’attenzione all’interno del cranio (kapāla); attraverso una graduale crescente stabilità della mente, percepirai ciò che è più degno di essere percepito.
Christopher D. Wallis
Un aspetto particolarmente interessante di questo verso è l’uso del termine kapāla. Mentre potrebbe essere semplicemente tradotto come “cranio”, il termine ha una ricca storia nella tradizione tantrica. Kapāla si riferisce specificamente alla coppa-cranio, un oggetto rituale utilizzato dai praticanti tantrici, in particolare dai kāpālikas (coloro che portano una coppa-cranio) e ancora oggi dagli Aghori e dai buddhisti tibetani.
La scelta di questo termine specifico non è casuale. Al tempo della composizione del testo, i kāpālikas erano diffusi in tutta l’India, e l’uso di questa parola avrebbe immediatamente evocato nei lettori dell’epoca l’immagine di questi asceti che portavano coppe ricavate da crani umani. Questo riferimento serve come potente promemoria della natura transitoria dell’esistenza umana.
Ecco un modo per procedere:
- Rilassa la mascella: Lascia cadere la mascella in modo che le labbra si separino leggermente.
- Posizione della lingua: Posiziona la punta della lingua sul palato, nel punto più comodo del palato duro, orientandola verso la corona della testa.
- Rilassa gli occhi: Permetti agli occhi di “ammorbidire” il loro focus, dirigendoli idealmente verso la parte posteriore della testa.
- Focalizzazione interiore: Proietta la consapevolezza verso il centro dell’interno del cranio, il punto più profondo di quel “vuoto”. Potresti avvertire un leggero formicolio o la sensazione che il respiro fluisca dentro e fuori dalla corona della testa.
- Mantenimento: Rimani focalizzato su quel punto. Se l’attenzione si sposta, riportala delicatamente indietro senza forzare.
La pratica lavora con il punto del brahma-randhra, l'”apertura dell’assoluto”, situato nella corona della testa: un’apertura energetica che può portare a esperienze di profonda connessione con il tutto.
Nota: Le citazioni, eccetto quella di Sironi, sono state tradotte in italiano dalla sottoscritta a partire dall’originale in inglese.