Yoga Nidra, il sonno ristoratore

Lo yoga nidra, o sonno yogico come è comunemente noto, è una tecnica di meditazione estremamente potente, ed una delle pratiche yoga più facili da sviluppare e mantenere. Mentre il praticante riposa comodamente in savasana (posa del cadavere), questa meditazione sistematica accompagna attraverso i pancha maya kosha (cinque strati di sé), donando un profondo senso di integrità.

Ecco cinque vantaggi dello sviluppo di una pratica yoga nidra.

1. Chiunque può fare Yoga Nidra

Flussi intensi di vinyasa e lunghi mantenimenti di asana (posture) non sono per tutti. Lo yoga nidra, tuttavia, è una pratica che tutti, dai bambini agli anziani, possono fare. È facile da seguire a qualsiasi età. Tutto ciò che il corpo deve fare è sdraiarsi sul pavimento. E anche se non si riesce a sdraiarsi sul pavimento, si può comunque fare questa pratica in posizione seduta.

2. Non si può praticare Yoga Nidra in modo errato

Mentre si rimane sdraiati tutto ciò che si deve fare è seguire la voce che sta guidando. È probabile che si ricorderanno alcune parti della meditazione e non altre. Ogni volta che si approccia la pratica, si incontra una nuova esperienza, nessuna delle quali è sbagliata. Anche addormentarsi va bene, poiché si riceveranno comunque benefici mentre la mente inconscia sta assorbendo la pratica.

3. Yoga Nidra è facile da integrare nella vita quotidiana

La meditazione seduta può essere frustrante: cercare di liberare la mente, riportare la consapevolezza al respiro o trovare ispirazione per focalizzarsi. Lo yoga nidra è sempre guidato, quindi non c’è alcun intenso pensare o chiedersi perché si stia fissando un muro bianco. Una pratica di yoga nidra può durare da cinque minuti fino ad un’ora. Si potrebbe scoprire che il modo più semplice per integrare la pratica di yoga nidra è renderla parte della propria routine quotidiana di andare a dormire.

4. È un modo semplice per ridurre lo stress

Lo yoga nidra promuove un riposo profondo ed un rilassamento che mediamente non si trova nella pratica della meditazione formale. Le fasi della scansione corporea e della consapevolezza del respiro da sole possono essere praticate per calmare il sistema nervoso, portando a meno stress e ad una migliore salute.

5. Yoga Nidra offre l’opportunità di conoscere se stessi intimamente

Alcune persone bramano il profondo rilassamento che questa pratica infonde, mentre altri praticanti usano l’atmosfera non giudicante e sicura che lo yoga nidra fornisce come una finestra su se stessi. Yoga nidra offre uno spazio per esplorare ciò di cui si ha bisogno nel momento, nonché un’opportunità per lavorare sul rilascio di emozioni di lunga data. Durante lo yoga nidra si è in grado di provare un’emozione e venire “faccia a faccia” con ciò che si vuole superare, senza “immergersi completamente”, cioè senza sentire l’emozione così completamente da esserne sopraffatti.

Gli incontri si terranno a Caltrano, ogni ultimo venerdì del mese,  da novembre 2022, dalle ore 20:30 alle 21:30 (a seguire conversazione con tisana).

Qualsiasi informazione può essere richiesta al n. 339 4339020 o all’indirizzo info@4minuti33secondi.it.

Per ragioni organizzative è necessaria la prenotazione da effettuare compilando il modulo di iscrizione per le date di interesse:

Meglio indossare abiti comodi e caldi, portare un tappetino ed una coperta.

Conduce Daniela Sassaro

Medita | l’arte dell’ascolto

La meditazione è una tecnica? No
La meditazione è una pratica? No
La meditazione è una grazia? Sì
Ma come predisporsi a ricevere la grazia? Paradossalmente attraverso le tecniche e la pratica, intese come piena apertura e disponibilità all’ascolto.

Yoga Nidra, il sonno yogico

Lo yoga nidra, o sonno yogico come è comunemente noto, è una tecnica di meditazione estremamente potente, ed una delle pratiche yoga più facili da sviluppare e mantenere. Mentre il praticante riposa comodamente in savasana (posa del cadavere), questa meditazione sistematica accompagna attraverso i pancha maya kosha (cinque strati di sé), donando un profondo senso di integrità.

Ecco cinque vantaggi dello sviluppo di una pratica yoga nidra.

1. Chiunque può fare Yoga Nidra

Flussi intensi di vinyasa e lunghi mantenimenti di asana (posture) non sono per tutti. Lo yoga nidra, tuttavia, è una pratica che tutti, dai bambini agli anziani, possono fare. È facile da seguire a qualsiasi età. Tutto ciò che il corpo deve fare è sdraiarsi sul pavimento. E anche se non si riesce a sdraiarsi sul pavimento, si può comunque fare questa pratica in posizione seduta.

2. Non si può praticare Yoga Nidra in modo errato

Mentre si rimane sdraiati tutto ciò che si deve fare è seguire la voce che sta guidando. È probabile che si ricorderanno alcune parti della meditazione e non altre. Ogni volta che si approccia la pratica, si incontra una nuova esperienza, nessuna delle quali è sbagliata. Anche addormentarsi va bene, poiché si riceveranno comunque benefici mentre la mente inconscia sta assorbendo la pratica.

3. Yoga Nidra è facile da integrare nella vita quotidiana

La meditazione seduta può essere frustrante: cercare di liberare la mente, riportare la consapevolezza al respiro o trovare ispirazione per focalizzarsi. Lo yoga nidra è sempre guidato, quindi non c’è alcun intenso pensare o chiedersi perché si stia fissando un muro bianco. Una pratica di yoga nidra può durare da cinque minuti fino ad un’ora. Si potrebbe scoprire che il modo più semplice per integrare la pratica di yoga nidra è renderla parte della propria routine quotidiana di andare a dormire.

4. È un modo semplice per ridurre lo stress

Lo yoga nidra promuove un riposo profondo ed un rilassamento che mediamente non si trova nella pratica della meditazione formale. Le fasi della scansione corporea e della consapevolezza del respiro da sole possono essere praticate per calmare il sistema nervoso, portando a meno stress e ad una migliore salute.

5. Yoga Nidra offre l’opportunità di conoscere se stessi intimamente

Alcune persone bramano il profondo rilassamento che questa pratica infonde, mentre altri praticanti usano l’atmosfera non giudicante e sicura che lo yoga nidra fornisce come una finestra su se stessi. Yoga nidra offre uno spazio per esplorare ciò di cui si ha bisogno nel momento, nonché un’opportunità per lavorare sul rilascio di emozioni di lunga data. Durante lo yoga nidra si è in grado di provare un’emozione e venire “faccia a faccia” con ciò che si vuole superare, senza “immergersi completamente”, cioè senza sentire l’emozione così completamente da esserne sopraffatti.

Gli incontri si terranno a Caltrano, ogni ultimo venerdì del mese,  da novembre 2022, dalle ore 20:30 alle 21:30 (a seguire conversazione con tisana).

Qualsiasi informazione può essere richiesta al n. 339 4339020 o all’indirizzo info@4minuti33secondi.it.

Per ragioni organizzative è necessaria la prenotazione da effettuare compilando il modulo di iscrizione per le date di interesse:

Meglio indossare abiti comodi e caldi, portare un tappetino ed una coperta.

Conduce Daniela Sassaro

Categorie
Letture e spunti Maestri

Vijñānabhairava Tantra

Il Vijñānabhairava Tantra è un testo tantrico non dualista (Āgama) fondamentale nella scuola Trika presso lo Śivaismo del Kashmir. Maestri di questa tradizione come Somānanda, Abhinavagupta e Ksemarāja lo hanno tenuto in massima considerazione.

Come suggerisce il nome, questo testo appartiene al gruppo di Āgama chiamato Bhairavatantra, laddove Bhairava “il Terribile” è la manifestazione irosa di Śiva “il Tranquillo”.

Il titolo del testo è stato variamente tradotto come “La conoscenza (mistica) della Realtà Ultima”, ma anche “la conoscenza del Tremendo” e “tantra della conoscenza suprema”. Vijñāna implica qui la conoscenza esperienziale, pura coscienza, consapevolezza, piuttosto che conoscenza analitica. Bhairava è il nome dato all’Assoluto, alla Realtà Ultima, in questa tradizione.

Il nome Bhairava si deve a questo, che

a) Egli porta il tutto ed è da esso portato, empiendolo e sorreggendolo da un lato e parlandolo, cioè pensandolo, dall’altro; che

b) protegge coloro che hanno paura della trasmigrazione; che

c) nasce nel cuore dal grido d’aiuto, dal cogitare generato dalla paura della trasmigrazione; che

d) suscita, per mezzo di una caduta di potenza, l’idea della paura della trasmigrazione; che

e) riluce in coloro la cui mente è tutta intesa alla concentrazione (chiamata) “divorazione del tempo”, in coloro cioè che provocano l’esaurimento dell’essenza del tempo, il motore delle costellazioni; che

f) è il signore delle potenze che presiedono agli organi di senso, il cui grido spaventa le anime decadute, le quali si trovano in stato di contrazione, e della schiera quadruplice delle Eterovaghe, ecc. che risiedono interiormente ed esteriormente; che

g) è il Signore che pone termine all’andamento della trasmigrazione e perciò è grandemente terrifico.

Tali i significati, convenienti invero alla sua natura, menzionati dai maestri nelle loro scritture a proposito del nome Bhairava.

Tantrāloka di Abhinavagupta (a cura di Reniero Gnoli) I, 96-100a

Un Āgama śaiva completo consiste normalmente di quattro parti (pāda), destinate rispettivamente al rito (kriyā), alla conoscenza o filosofia (vidyā, jñāna), alla condotta o modo di vita (caryā) e alla pratica spirituale (yoga). Il Vijñānabhairava però si occupa solo dello yoga e lo sfondo filosofico è presupposto ma non spiegato. Il testo è formulato nella modalità del dialogo tra Bhairava e Bhairavī, o Śiva e Śakti. La dea, e con lei ogni ricercatore, chiede la grazia al suo Signore affinché recida i suoi dubbi e le consenta di giungere a realizzare la trascendenza stessa dell’Assoluto.

Devi chiede: “Qual è la tua realtà, mio Signore?. Lui non risponderà, al contrario offrirà una tecnica, e se Devi la sperimenterà a fondo, saprà. La risposta è quindi indiretta, non è immediata, Śiva non dirà chi è, ma darà una tecnica: sperimentala e saprai. Per il Tantra fare è sapere, e non esiste altra conoscenza. A meno che tu non faccia qualcosa, a meno che tu non cambi, a meno che non abbia una diversa prospettiva da cui guardare, con cui guardare, a meno che non ti muova in una dimensione completamente diversa dall’intelletto, non c’è alcuna risposta.

Il libro dei segreti, Osho

Il Vijñānabhairava insegna 112 metodi, o dhāranā, di concentrazione e di unione con l’Assoluto, ciascuno dei quali esprime una via abbreviata per raggiungere l’inesprimibile, conforme alla tradizione immediata ed in contrasto con le esigenze di una graduale e complessa purificazione etica propugnata da altre scuole e tradizioni.

È innanzitutto uno yoga dell’azione nel mondo dei sensi. Per il tantrika non c’è più scissione tra vita mistica e vita fenomenica […] L’ascesi non è più allora intesa come un ritiro dal mondo fenomenico che permetterebbe l’accesso a una purezza divina, ma al contrario come un’immersione integrale in ciò che la vita ha di più palpitante. I metodi dello yoga tantrico esposti nel Vijñānabhairava sono quelli che ci permettono di assaporare l’essenza divina delle cose […] Tutto, per il tantrika, è saturo di essenza divina. Niente è da evitare, niente da cercare. Lo yogin gode di una libertà assoluta […] da ogni limitazione concettuale, da ogni dogma, da ogni credenza.

Tantra Yoga, Daniel Odier

Fonti:

  • Vijñānabhairava – La conoscenza del Tremendo, a cura di Attilia Sironi, Piccola Biblioteca Adelphi
  • Vijñāna Bhairava – The Practice of Centring Awareness, Swami Lakshman Joo, Indica
  • La dottrina della vibrazione nello śivaismo tantrico del Kashmir, Mark S.G. Dyczkowski, Adelphi
  • Gli aforismi di Śiva, Vasugupta, a cura di Raffaele Torella
Categorie
Letture e spunti Maestri

Contenitore, contenuto (2)

Riconsideriamo due termini: contenitore – contenuto. Nessuna forma di razionalizzazione. E come un sasso lanciato in un lago lascia la superficie appena increspata per qualche momento, le parole cadono, sprofondano, si inabissano.

E’ il momento di prendere contatto con il corpo e con il respiro. Per sperimentare la stretta connessione tra i due e verificare quanto la direzione degli occhi condizioni azioni e pensieri, dirigiamo lo sguardo all’addome prima, al torace poi. Non impieghiamo molto a scoprire che il respiro si è spontaneamente installato là dove la vista si è orientata. Seduti a terra con le gambe distese ci lasciamo accarezzare da un’onda lieve, che risale dai piedi al bacino durante l’inspiro e scende dal bacino ai piedi durante l’espiro… Lo sguardo segue questo andirivieni… L’onda viene, l’onda va… L’inspiro sale, l’espiro scende…

E poi viene il momento di incontrare una delle molte voci della saggezza senza tempo:

“[…] Il cervello è un oggetto percepito come sono percepite le orecchie. E’ una sensazione come si può sentire la mano. Quando esplorate la sensazione delle vostre mani, accedete a differenti livelli di sensazioni. E’ lo stesso con il cervello. 

Il cervello è in un certo modo dipendente dagli altri organi, in particolare dagli occhi. Quando guardiamo le cose con lo scopo di scegliere, come facciamo di solito, questo lede il cervello. I nervi ottici sono molto vicini al cervello; così, quando gli occhi sono sotto tensione, anche il cervello lo è. Lasciar andare le tensioni negli occhi e nel cervello è una scienza che si deve imparare. Il lasciar-andare vi porta ad uno stato di disponibilità. Siete pronti, disponibili, innocenti in uno stato di accoglienza. 

[…] Sentendo il cervello, sentiamo prima il suo peso. Allora, perde ogni sostanza, e abbiamo la sensazione come se non ci fosse più la tesa. La testa è completamente in espansione e scompare. Quando la testa è veramente sentita, la maggior parte degli organi è completamente rilassata, specie gli occhi, che sono sempre in procinto di scegliere e di cercare sicurezza. 

Se non potete sentire il cervello subito, cominciate con gli occhi. Sentite la loro cavità e seguite il nervo ottico penetrare il cervello. Quando il cervello sarà rilassato,si avrà una sensazione di spazio attorno a lui. Fatene un oggetto della vostra coscienza e vi dissolverete nello spazio. Alla fine c’è una fusione tra l’osservatore e ciò che è osservato e non c’è che presenza.” – Jean Klein, Sentire il cervello

Giunge il momento di esercitare la propria attitudine ad un atteggiamento meditativo.

Seguendo gli insegnamenti di Eric Baret, torniamo al corpo, diventando attenti alla sensazione degli occhi, al loro peso. Questa volta li lasciamo sprofondare verso l’interno, precipitare lungo un pozzo in direzione del cuore. L’evocazione di paesaggi pregni di colore fornisce lo spunto per lasciarci invadere, attraverso la cavità delle orbite, dal rosso, dal blu, dal verde dal giallo e dal bianco. Quando il corpo intero ha sperimentato il colore, c’è ancora margine per sperimentare quella che è la sensazione del colore… Poi tutto si fa trasparenza pura.

Contenitore, contenuto…

Categorie
Letture e spunti Maestri

Contenitore, contenuto (1)

Consideriamo due termini: contenitore – contenuto. Nessuna forma di razionalizzazione. E come un sasso lanciato in un lago lascia la superficie appena increspata per qualche momento, le parole cadono, sprofondano, si inabissano.

E’ il momento di prendere contatto con il corpo, di riconoscerlo in tutta la sua pienezza, di lasciarlo deporre, crollare come crollerebbe un castello di di sabbia. Una voce accompagna quieta verso questo intimo incontro affinché possa realizzarsi uno stato di silente e pacifica resa.

E’ tempo di ascoltare il silenzio.

E poi viene il momento di incontrare una delle molte voci della saggezza senza tempo:

“Quando i muscoli sono sentiti, sono liberi da tutti i condizionamenti, perché la sensazione libera le tensioni e le reazioni. I muscoli sono ricondotti al loro stato naturale. Potete sentire il cervello nello stesso modo, anche se questo è ignorato in neurologia. Quando il cervello è sentito, si distende completamente e tutte le sue vibrazioni rallentano. Quando il cervello è profondamente disteso, non c’è più localizzazione; così non ci può essere concettualizzazione. Non potete più pensare, perché pensare è una localizzazione, principalmente situata nella regione frontale. Così non è necessario difenderci dal pensare, ma semplicemente arrivare allo stato assoluto di rilassamento del cervello. 

Le funzioni e le attività appartengono alla mente e la mente funziona nello spazio-tempo. Nel rilassamento profondo, siete liberi dal pensiero e allora siete liberi dallo spazio e dal tempo che non sono che dei pensieri. Quando siete liberi dallo spazio e dal tempo, non c’è che una costante presenza che non può essere trovata, descritta o localizzata. 

[…] è una presenza costante, dove nessuno, niente, è presente. E’ pericoloso esprimerlo anche poeticamente, ma l’espressione più appropriata per me è che è una costante corrente d’amore. Quando il cervello è veramente sentito, siamo distolti dalle fissazioni, dalle localizzazioni nel cervello. Abbiamo l’impressione di essere in espansione nel nostro corpo. Questa sensazione d’ espansione è l’inizio della meditazione. La meditazione non è che l’atto di rilassare il cervello che fa sempre qualcosa. Esattamente come possiamo liberare i muscoli dai condizionamenti, dai residui del passato, allo stesso modo possiamo liberare il cervello dalle funzioni e dalle attività. 

[…] Ci sono numerosi “trucchi” per fermare il pensiero, ma creano solamente una fissazione su qualche oggetto sottile, mentre la meditazione è completamente senza oggetto. La meditazione non comincia con la ricerca di uno stato. Questo non-stato è la corrente, la presenza che non è toccata dal funzionamento mentale. E’ solo l’ignoranza che attribuisce questa presenza, questa gioia, all’assenza d’oggetto. Se restate convinti che la tranquillità si trova nell’assenza d’oggetto, non diventerete mai liberi dalla dualità. La presenza è al di là della presenza o dell’assenza d’oggetto, al di là della mente, al di là del cervello. Tutto questo appare e scompare nella presenza senza limite che non è oggetto. 

Quando sentite il cervello come sentite i vostri muscoli, non è con l’intenzione d’interferire con il funzionamento del cervello: è molto semplicemente la sensazione, sentire il cervello senza cercare risultato. E’ uno sguardo innocente che libera il cervello dal cervello. Questo vi porta a essere libero dal meditante, da chi agisce e che non è altro che una costruzione mentale. 

[…] La maggior parte delle tecniche, di cui molti sono pratici in certi monasteri, mettono l’accento sull’arresto della funzione del cervello. Possiamo allora essere liberi dai contenuti del cervello, ma i contenuti non sono il problema. La vera finalità non è di esplorare i contenuti, ma il contenitore. Il contenitore non è l’assenza del contenuto, come il gusto della bocca stessa non è l’assenza di altri gusti. 

[…] il cervello funziona quando c’è bisogno di funzionare. Se è chiamato a pensare, pensa. Quando non c’è niente da pensare, non c’è nessun ruolo da assumere. Il cervello è un organo come un altro. Nello stato di distensione, il cervello è vuoto, ma voi siete talmente abituati ad avere un oggetto nella vostra mente che speso ignorate il vuoto della mente. 

[…] Generalmente conosciamo solo la coscienza come un oggetto, essere coscienti di qualcosa, anche se è la coscienza della tranquillità, della pace e così via. Sono ancora oggetti, stati, che vi mantengono nella cornice della dualità. La coscienza senza oggetto vi è sconosciuta; tuttavia è ciò che vi è più vicino, la vostra vera natura, ciò che siete. Questa presenza non può essere sperimentata come gioiosa o senza gioia. E’ senza nessuna qualità. Semplicemente è.” – Jean Klein, Sentire il cervello

Giunge il momento di esercitare la propria attitudine ad un atteggiamento meditativo.

Seguendo gli insegnamenti di Eric Baret, torniamo al corpo, diventando attenti alla sensazione degli occhi, al loro peso, al senso di compressione che vi alberga. E poi lasciamo che i globi oculari, come due biglie di piombo, colino davanti alle orbite, richiamati dalla gravità verso il suolo. Sentiamoli appesi, come si vede in certi dipinti tantrici del buddismo tibetano, coscienti delle orbite vuote, spaziose, profonde come immense caverne. 

Contenitore, contenuto…

Categorie
Letture e spunti

Prendere, lasciare

Consideriamo due opposti: prendere – lasciare. Nessuna forma di razionalizzazione. E come un sasso lanciato in un lago lascia la superficie appena increspata per qualche momento, le parole cadono, sprofondano, si inabissano.

E’ il momento di prendere contatto con il corpo, di riconoscerlo in tutta la sua pienezza, di lasciarlo deporre. Una voce accompagna quieta verso questo intimo incontro affinché possa realizzarsi uno stato di silente e pacifica resa.

E’ tempo di ascoltare il silenzio.

E poi viene il momento di incontrare una delle molte voci della saggezza senza tempo:

“La Via è vuota e leggera, liscia e imparziale, chiara e calma, flessibile e docile, limpida e pura, piana e semplice. 

Il vuoto è la dimora della Via. L’imparzialità è l’essenza della Via. La chiara calma è lo specchio della Via. La flessibilità è la funzione della Via. Il capovolgimento è la norma della Via; la cedevolezza è la fermezza della Via, la docilità è la forza della Via. La limpida purezza e la piana semplicità sono il tronco della Via.

L’imparzialità significa che la mente è priva di pastoie. Quando i desideri abituali non pesano su di te, questa è la realizzazione del vuoto. Quando non hai né preferenze né avversioni, questa è la realizzazione dell’imparzialità. Quando sei unificato e immutabile, questa è la realizzazione della calma. Quando non sei coinvolto nelle cose, questa è la realizzazione della purezza. Quando non provi né dolore né piacere, questa è la realizzazione della virtù.
Il governo degli uomini completi rifiuta ogni astuzia. Limita ciò che prende e minimizza ciò che perde. Elimina la brama delle cose preziose e diminuisce le elucubrazioni.
Limitare ciò che si prende determina chiarezza; minimizzare ciò che si perde determina concentrazione. 

Attenendosi al centro, gli organi interni sono calmi, i pensieri sono limpidi, i tendini e le ossa sono forti, le orecchie e gli occhi sono sensibili.
La Grande Via è piana e non è lontana. Coloro che la cercano lontano, prima vanno e poi tornano.

Nutri sempre un imparziale amore universale e non lasciarlo venire meno. Questa è la virtù dell’umanità.

Non indulgere ai tuoi capricci quando hai successo, e non perdere la calma quando sei in difficoltà. Segui la ragione con coerenza, senza piegarla ai tuoi desideri. Questa è la giustizia.

In una posizione superiore, sii rispettoso ma autorevole; in una posizione subordinata, sii umile ma serio. Sii deferente e cedevole, agisci alla maniera femminile. Conserva la tua posizione senza essere presuntuoso, sii condiscendente senza spadroneggiare. Questa è la cortesia.

Ciò che dà vita agli uomini è la Via, ciò che li matura è la virtù, ciò che li fa amare è l’umanità, ciò che li fa retti è la giustizia, ciò che li fa seri è la cortesia.

Il principio fondamentale dell’ascolto è svuotare la mente in modo che sia chiara e calma: metti da parte ogni sensazione, ogni pensiero, ogni riflessione. Concentra la vitalità della mente in modo che si accumuli e che l’attenzione interiore sia al suo massimo. Ottenuto tutto ciò, devi stabilizzarlo e conservarlo, devi estenderlo e perpetuarlo.

Gli uomini hanno atteggiamenti, aromoniosi o ribelli, che dipendono dalla mente. Quando la mente è disciplinata, l’atteggiamento è armonioso; quando la mente è indisciplinata, l’atteggiamento è ribelle.
Se realizzi la Via, allora la mente è disciplinata; se perdi la Via, allora la mente è indisciplinata.
Quando la mente è disciplinata, le relazioni sociali sono pacifiche. Quando la mente è indisciplinata, le relazioni sociali sono conflittuali.
La Via della Natura è come un’eco che risponde ad un suono; quando la virtù si accumula, allora sorge la fortuna; quando si accumulano i vizi, allora sorgono le contese.
Se sei attento sia alla fine che al principio, niente ti andrà male.

La Via consiste nel seguire la propria strada e nell’attendere l’indicazione del destino.
Quando la mente interiore è calma e quieta, i suoi poteri sono immensi.
Se non ci si spaventa per ogni cane che abbaia, si è fiduciosi nella giustezza della propria condizione e niente  fuori posto.
Anche se si ha un intelletto brillante, esso deve ritornare allo spirito: questo è il grande potere.” (Wen-tzu, antico testo taoista del II secolo a.C.)

E poi giunge il momento di esercitare la propria attitudine ad un atteggiamento meditativo.

Torniamo al corpo per scoprire come siamo sempre in una modalità di appropriazione, di mani pronte ad afferrare, di mandibole serrate, di piedi arpionati al suolo. E facciamo di contro l’esperienza di lasciare andare. Sulla scia degli insegnamenti di Jean Klein evochiamo sotto i palmi delle mani e le piante dei piedi grandi palloni in dilatazione… consentiamo ad un succoso frutto maturo di crescere nella nostra bocca… sentiamo il riverbero di queste sensazioni tattili investire le orecchie, le spalle, il dorso…

Prendere, lasciare…