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Letture e spunti Maestri Yoga & Meditazione

Vijñāna Bhairava – Dhāranā 6 – Śloka 29

La sesta delle 112 tecniche che ci propone il Vijñāna Bhairava (per una introduzione al testo leggi qui) descrive un’esperienza meditativa in cui l’energia divina, chiamata śakti, si muove attraverso i centri sottili (cakra) del corpo in una sequenza ascendente. L’energia è visualizzata o percepita come un lampo, rapido e vibrante, che collega ciascun cakra al successivo fino a raggiungere il dvādaśānta. Quest’ultimo si trova a circa dodici dita, o tre pugni, sopra la corona della testa.

La conclusione del movimento energetico porta alla “Grande Alba” (mahodayā), un termine che allude a uno stato di liberazione spirituale, risveglio completo o illuminazione. Questo processo non è solo simbolico, ma può essere vissuto come un’esperienza concreta.

Il verso evidenzia la natura dinamica del percorso energetico e riflette l’essenza del tantrismo: utilizzare il corpo e il sistema energetico come strumenti per trascendere la dualità e accedere a stati di unità divina.

Ecco alcune traduzioni e relativi commenti.

29. [Questa potenza giova meditarla] ascendente, simile a un lampo, via via attraverso le varie ruote, su su fino allo dvādaśānta: così, alla fine, si invera il grande sorgere [di Bhairava).

Vijnanabhairava. La conoscenza del tremendo – A. Sironi (Curatore) Adelphi, 1989

29. (Si mediti su) la Śakti ascendente nella forma di un lampo, mentre si muove verso l’alto da un cakra all’altro fino a raggiungere dvādaśānta. Alla fine si manifesta il grande Risveglio.

Vijnana Bhairava: The Practice of Centring Awareness – Swami, Lakshman Joo – Indica Books, 2003
Commentato come segue: La Śakti sorge, udgacchantīṃ, e appare nella forma di un lampo. Essa non si muove direttamente dal mūlādhāra al brahmarandhra, ma ascende in maniera successiva (praticakram). Questo è il movimento del prāṇa-kuṇḍalinī. Ad esempio, sale dal mūlādhāra-cakra al cakra dell’ombelico [nābh], dall’ombelico al cuore [hṛdaya], dal cuore alla gola [kaṇṭha], dalla gola al bhṛūmadhya, e dal bhṛūmadhya al brahmarandhra.

29. Medita su quella stessa Śakti simile a un lampo (cioè Kuṇḍalinī), che si muove verso l’alto passando successivamente da un centro di energia (cakra) all’altro, fino a tre pugni sopra, ovvero dvādaśānta. Alla fine, si può sperimentare la magnifica ascesa di Bhairava.

Vijnanabhairava or Divine Consciousness: A Treasury of 112 Types of Yoga – Jaideva Singh
Annotato come segue:
1. Questo dvādaśānta si riferisce anche al brahmarandhra.
2. Qui si descrive l’ascesa della Kuṇḍalinī che, perforando successivamente tutti i cakra o centri di energia, alla fine si dissolve nel brahmarandhra. Questo processo è noto come prāṇa-kuṇḍalinī.
La differenza tra questa dhāraṇā (tecnica meditativa) e quella precedente consiste nel fatto che, in questa pratica, la Kuṇḍalinī si muove successivamente attraverso i cakra e alla fine si dissolve nel brahmarandhra, mentre nella precedente dhāraṇā, la Kuṇḍalinī sorge direttamente dal mūlādhāra al brahmarandhra e si dissolve in esso senza passare attraverso i cakra intermedi.
Jayaratha cita questa tecnica nel suo commento al Tantrāloka (v. 88). Questo è śaktopāya.

29. (Contempla Kuṇḍalinī, il potere del respiro vitale) nella forma di un lampo, che ascende attraverso ciascun Cakra (uno dopo l’altro) in ordine, fino al limite superiore dei Dodici, finché, alla fine, avviene il Grande Risveglio!

Mark Dyczkowski

Immagina la Śakti che sorge come un lampo, passando da un centro sottile (cakra) al successivo in successione. Quando raggiunge il centro più alto, tre pugni sopra la corona, si verifica la Grande Alba della liberazione [e prosperità].

Christopher D. Wallis

Nessuna frustrazione se inizialmente non si sente nulla di concreto. La pratica usa l’immaginazione come strumento per focalizzare la coscienza, creando una “mappa” che l’energia seguirà. La frequentazione regolare di questa dhāranā consentirà la transizione dall’immaginazione ad una esperienza diretta chiara e palpabile.

Per ulteriori approfondimenti circa l’ascesa di Kuṇḍalinī è possibile fare riferimento al Tantrāloka di Abhinavagupta e al suo commento, il Tantrālokaviveka di Jayaratha (in particolare versi 88 e 89).

Nota: Le citazioni, eccetto quella di Sironi, sono state tradotte in italiano dalla sottoscritta a partire dall’originale in inglese.

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Letture e spunti Maestri Yoga & Meditazione

Vijñāna Bhairava – Dhāranā 5 – Śloka 28

La quinta delle 112 tecniche che ci propone il Vijñāna Bhairava (per una introduzione al testo leggi qui) introduce un’importante pratica tantrica incentrata sulla risalita dell’energia, o ascesa di Kuṇḍalinī, attraverso il canale centrale (madhya-nāḍī) e descrive un metodo per raggiungere uno stato di consapevolezza intensificata, espansa, spaziosa, aperta, di quiete gioiosa e beata (stato di Bhairava).

Prima di affrontare la lettura del testo vale forse la pena ricordare alcuni elementi essenziali.

Il Canale Centrale:

  • Non coincide con la colonna vertebrale come spesso erroneamente interpretato nello yoga moderno; piuttosto la spina dorsale è un riverbero fisico del canale centrale, che è una realtà energetica sottile;
  • È perfettamente dritto e corre dal pavimento pelvico (ad indicare che l’energia sessuale è intimamente correlata a Kuṇḍalinī-śakti) alla sommità della testa per la larghezza circa di un dito;
  • La sua importanza è una caratteristica distintiva dello yoga tantrico.

La Kuṇḍalinī:

  • All’epoca della redazione del testo (IX secolo) aveva un significato diverso dall’attuale;
  • Si riferiva principalmente all’energia collegata alla risonanza e alla vibrazione mantrica e al potere fonemico, non all’energia più in generale, come normalmente intesa oggi.

Ecco alcune traduzioni e relativi commenti.

28. Su dalla radice, luminosa di raggi, più sottile del sottile, giova meditare come questa [potenza] si acquieti alla fine nello dvādaśānta: in tal modo si ha il sorgere di Bhairava.

Vijnanabhairava. La conoscenza del tremendo – A. Sironi (Curatore) Adelphi, 1989
Commentato come segue: In questa e nelle seguenti stanze si allude a pratiche meditative connesse con il risveglio della kuṇḍalinī. La kuṇḍalinī è l’energia vitale (qui identificata con la potenza del soffio vitale) che, rappresentata da un serpente arrotolato, riposa assopita alla radice della spina dorsale, sotto i genitali. Lo yogin, risvegliatala, la sospinge verso la sommità del capo, dove essa fuoriesce attraverso il foro di Brahmā [brahmarandhra, per librarsi nell’etere sovrastante e riunirsi, nello dvādaśānta, con Śiva. Il percorso ascensionale della kuṇḍalinī è scandito dalle ruote o cakra che, in diverso numero secondo le scuole, sono disposte lungo l’asse centrale fisicamente identificato con la spina dorsale. Ogni ruota deve essere meditata proiettando su di essa via via differenti fonemi o mantra.

28. Medita sulla Śakti che sorge dal mūlādhāra (cakra), luminosa come i raggi del sole, e che diventa sempre più sottile fino a dissolversi nello dvādaśānta. Allora sorgerà lo stato di Bhairava.

Vijnana Bhairava: The Practice of Centring Awareness – Swami, Lakshman Joo – Indica Books, 2003
Commentato come segue: Questo è lo stato in cui ci si concentra su quella prāṇa-śakti che sorge nella forma di kuṇḍalinī. Dal mūlādhāra cakra allo ūrdhva-dvādaśānta […] ūrdhva-dvādaśānta corrisponde qui al brahmarandhra. La kuṇḍalinī sorge dal mūlādhāra […] Non si solleva lungo il percorso del respiro, ma si innalza direttamente dal mūlādhāra al brahmarandhra […]. Devi contemplare quella prāṇa-śakti che sorge dal mūla […], nella forma di raggi. E quei raggi sono i più sottili […]. Quando contempli quella prāṇa-śakti in questo modo […], quando quella prāṇa-śakti prende dimora nel brahmarandhra […] e si placa lì, stabilendosi in completa tranquillità, lo stato di Bhairava viene rivelato. Questo è l’innalzamento della prāṇa-śakti nella forma di kuṇḍalinī.

28. Medita sulla Śakti1 che sorge dal mūlādhāra cakra2, scintillante come i raggi del sole, e che diventa sempre più sottile fino a dissolversi nello dvādaśānta3. Così si manifesta Bhairava4.

Vijnanabhairava or Divine Consciousness: A Treasury of 112 Types of Yoga – Jaideva Singh
Annotato come segue:
1. Śakti qui si riferisce alla prāṇa-śakti, che risiede come prāṇa-kuṇḍalinī nell’interno del corpo. La kuṇḍalinī giace avvolta in 3 giri e mezzo nel mūlādhāra.
2. Il mūlādhāra cakra si trova nella regione spinale sotto i genitali. Un cakra è un centro di energia prāṇica situato nel prāṇamaya kośa, all’interno del corpo. Questa pratica (dhāraṇā) riguarda l’innalzamento della kuṇḍalinī, che in un lampo raggiunge il dvādaśānta (o brahmarandhra, il cakra situato sulla sommità del capo) e si dissolve in esso. Questo fenomeno è noto come cit-kuṇḍalinī o akrama kuṇḍalinī, ossia la kuṇḍalinī che non passa successivamente attraverso i cakra ma va direttamente al brahmarandhra.
3. Dviṣaṭkānte (due volte sei) indica lo dvādaśānta, che si trova a una distanza di 12 dita dal centro delle sopracciglia (bhrūmadhya).
4. Nello dvādaśānta o brahmarandhra, la kuṇḍalinī si dissolve nel prakāśa (luce di coscienza) che dimora nel brahmarandhra. In quel prakāśa si rivela la natura di Bhairava.
Poiché questa dhāraṇā dipende dalla contemplazione (bhāvanā) della prāṇa-śakti, è considerata un āṇava-upāya. Tuttavia, il Netra Tantra la interpreta come un śāmbhava-upāya.

Si dovrebbe pensare alla luce dei raggi (dell’energia del soffio vitale che brillano) dalla Radice, più sottile del sottile, che si placa nello dvādaśānta (la Fine dei Dodici), dove Bhairava emerge.

Mark Dyczkowski

Immagina la forma più sottile possibile del prāṇa come raggi di luce che brillano verso l’alto dalla radice [del canale centrale] e si dissolvono pacificamente nel centro più alto sopra la sommità del capo; allora sorge Bhairava (la consapevolezza spaziosa).

Christopher D. Wallis

La pratica si adatta al livello di esperienza del praticante. Per i principianti “vedere” questa luce scintillante significa “immaginare”, mentre per i più esperti significa “meditare su” ciò che già sperimentano direttamente.

Questi raggi luminosi seguono un percorso ascendente e gradualmente si dissolvono sopra la corona della testa. Questo punto rappresenta il limite superiore del corpo sottile (talvolta chiamato “aura”), dove la luce si fonde nell’esperienza dell’Assoluto.